Perché serve una decrescita turistica

MicroMega 5/2025 – Homo turisticus

Da Barcellona a Venezia, da Maiorca alle Baleari, da Lisbona a Genova, passando per Napoli e Palermo, attivisti e residenti hanno iniziato a protestare contro il turismo. Il 15 giugno scorso, migliaia di persone sono scese in piazza in una decina di città del Sud Europa per chiedere la riduzione dei flussi turistici. Le proteste, coordinate dalla rete Set-Sud Europa contro la turistificazione, hanno preso varie forme. A Palermo gli attivisti hanno sfilato bendati nel centro della città perché, come hanno scritto sui social, il turismo «nella sua forma più cieca e invadente riduce le città che attraversa a un prodotto da consumare»[1].

A Barcellona già un anno fa migliaia di persone sono scese in piazza puntando pistole ad acqua contro i turisti. La manifestazione è stata organizzata da centinaia di organizzazioni riunite nell’Assemblea de barris pel decreixement turístic (Assemblea dei quartieri per la decrescita turistica). Da anni ormai la città catalana è alle prese con un turismo aggressivo e arrogante che la sta trasformando in un parco-giochi. Dal 2005 il numero di turisti è raddoppiato anche grazie alla promozione della città come capitale culturale, con grandi eventi e interventi di rigenerazione urbana. Intanto gli affitti sono aumentati molto più dei salari. Oggi la Spagna è prima nella classifica europea per presenze turistiche. Segue l’Italia, che con i suoi 458,4 milioni di presenze nel 2024, di cui oltre la metà straniere, ha superato la Francia, attestandosi al secondo posto: una crescita del 2,5% rispetto al precedente record registrato nel 2023 (dati Istat[2]).

Nel nostro paese la narrazione del turismo “petrolio d’Italia” ha a lungo bloccato il dibattito sui danni del turismo. Oggi, tuttavia, «il mito del turismo come salvezza economica è finito», come evidenziano gli attivisti della rete Set. I costi altissimi del turismo sono ormai sotto gli occhi di tutti: «Quello che vediamo e subiamo nelle nostre vite è ben diverso [dal mito del turismo]: la perdita dell’accesso al diritto alla casa, quartieri svuotati, lavori sempre più precari e disumanizzanti, aumento del costo della vita, distruzione del territorio, saturazione delle risorse di base e persino limitazioni alla nostra mobilità quotidiana. Il tutto per sostenere un modello che va a vantaggio solo di pochi» proseguono gli attivisti. Per questo motivo «la turisticizzazione non è più un problema percepito da pochi: è diventata una preoccupazione diffusa che attraversa generazioni, classi e territori. E questo è solo l’inizio»[3].

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[1] APRO Palermo – Assemblea Permanente di Resistenza all’Overtourism, Facebook, 17 giugno 2025

[2] Istat, Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi IV trimestre 2024, 6 marzo 2025

[3] Comunicato della Rete SET – Sud Europa contro la turistificazione, 15 luglio 2025, disponibile sulla pagina Facebook di OCIO – Osservatorio CIvicO indipendente sulla casa e sulla residenzialità

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Sarah Gainsforth

Sarah Gainsforth è saggista e giornalista freelance, scrive di casa e abitare, di turismo e gentrificazione, di politiche abitative e di trasformazioni urbane. Collabora con Internazionale e Il Manifesto. Il suo ultimo libro è L’Italia Senza casa, Politiche abitative per non morire di rendita (Laterza, 2025). Vive e lavora tra Roma e Goriano Valli.