L’Essenziale, 12 marzo 2022
A Roma alcuni attivisti che si battono per la giustizia climatica hanno occupato una villa in via della Caffarella, nel cuore del Parco regionale dell’Appia Antica. L’occupazione vuole richiamare l’attenzione sull’urgenza della crisi climatica e denunciare l’attacco a cui sono soggetti gli spazi sociali a Roma, dove gli sgomberi di occupazioni abitative e culturali sono proseguiti anche durante la pandemia. “L’idea è rilanciare e porre una sfida all’amministrazione, mettendo però al centro della protesta la questione ecologica” dice a L’Essenziale Riccardo Carraro. La nuova occupazione è l’ultima tappa di un percorso iniziato con il Climate Camp, un incontro di tre giorni che si è svolto a Roma a ottobre 2021 durante il G20, da cui è nata la Rete Ecosistemica. Adesso la Rete ha deciso di trovare una casa, uno spazio fisico per dare forza alla causa ecologista e alle lotte, come quella transfemminista, che interseca. Nella villa gli attivisti hanno inaugurato la ‘Laboratoria Ecologista Autogestita Berta Cáceres’ in ricordo dell’attivista ecologista honduregna assassinata il 2 marzo 2016. “Ci siamo ispirate a lei perché rappresenta la connessione di diverse lotte – ecologista, transfemminista. Vorremmo che questo spazio fosse una laboratoria di pratiche per ripensare i rapporti nei fatti. Veniamo da ambienti diversi ma è un punto di forza: siamo una rete, siamo in connessione con altre realtà. Il transfemminismo unisce le lotte e trae forza da quello che c’è in comune” racconta un’attivista.
Il comprensorio è composto da un edificio a due piani con uno spazioso seminterrato, due grandi dependance e un parco. La scelta del luogo non è casuale: “la proprietà è pubblica, è all’interno di un parco regionale ed è a pochi metri dal ministero della transizione ecologica”. Oltre all’atteggiamento sprezzante e paternalista del ministro verso le battaglie ambientaliste, gli attivisti criticano il Pnrr, giudicato inadeguato, e il concetto stesso di una ‘transizione’ ecologica che, sostengono, non tocca gli interessi economici e politici più forti ma che si esaurisce in alcuni “accorgimenti tecnici”. In un comunicato chiedono, piuttosto, una “rottura radicale e strutturale del sistema capitalistico e dei sistemi politici che continuano a infliggere danni irreparabili” all’ambiente. Di fronte alla catastrofe climatica non basta una ‘transizione’, occorre una “rivoluzione ecologica”. Roma, si legge nel documento, è emblematica di un modello di sviluppo che “consuma risorse e produce rifiuti, inquinamento atmosferico e ambientale, pur essendo priva di un comparto industriale”. È un modello economico “predatorio, energivoro e impattante”, che accentua le disuguaglianze sociali; anche per questo, sostengono gli attivisti, “non c’è lotta ecologista senza lotta di classe e viceversa”.
La battaglia ha anche una dimensione locale: vuole difendere dall’ennesima speculazione il Parco della Caffarella, nel primo tratto del Parco dell’Appia Antica. Il Parco dell’Appia è al tempo stesso la prosecuzione dell’area archeologica centrale e ciò che resta della campagna romana divorata dall’edificazione. È una delle principali risorse paesaggistiche e culturali di Roma, un baluardo per la salute pubblica, come scrisse Antonio Cederna, e il simbolo della lotta all’abusivismo – sono 7mila le richieste di condono edilizio per abusi accertati al suo interno. “Negli anni l’impegno dei cittadini e dei comitati ha difeso e tutelato il parco, strappandolo agli interessi dei privati. Sono stati fatti importanti passi avanti, molte aree sono state demanializzate e rese accessibili al pubblico. Adesso con la vendita della villa si torna indietro” commenta Carraro.
Nel 2006 la regione Lazio ha acquistato la villa per insediarvi proprio gli uffici del Parco dell’Appia, quelli del Corpo forestale e della Protezione civile. Dieci anni dopo però il comprensorio è finito nell’elenco di immobili da vendere, trasferiti a questo scopo a Invimit Spa, una società di gestione del risparmio del ministero dell’economia. Una prima asta a maggio 2018 è andata deserta. Ora il comprensorio è in vendita per 3 milioni di euro. Secondo gli attivisti, che hanno fatto una verifica catastale, parte della villa è abusiva e solo il seminterrato sarebbe abitabile: tutto il resto ha una destinazione d’uso commerciale. “Eppure sui portali di annunci immobiliari la villa è pubblicizzata come ‘appartamenti di pregio’ in un’area di valore storico e ambientale” nota Carraro.
Mercoledì gli attivisti hanno indetto un’assemblea pubblica, che è stata molto partecipata, per presentare il progetto e il calendario delle attività. “C’era molto entusiasmo. Purtroppo però non ci sono ancora segnali da parte delle istituzioni” dice Carraro. Gli attivisti hanno chiesto un incontro con la regione, il comune e Invimit per discutere la destinazione della villa; chiedono che sia di tipo sociale. La consigliera regionale Marta Bonafoni ha inoltrato la richiesta all’ufficio di gabinetto della presidenza della regione. La prefettura, però, sembra determinata a portare avanti il piano di sgomberi di 23 edifici, sul totale di 82 occupati nella capitale, approvato il 18 luglio 2019. Ma i vicini e i frequentatori del parco hanno accolto con favore la nuova occupazione, sostiene Carraro, perché “è bello vedere uno spazio che era vuoto da anni finalmente aperto”.