Il manifesto, 1 ottobre 2025
Il 23 settembre il comune di Roma ha pubblicato gli elaborati del Laboratorio Roma 050 diretto dall’architetto Stefano Boeri, finito nell’inchiesta sull’urbanistica milanese, per «delineare una possibile visione per il futuro di Roma». Un Atlante delle Trasformazioni, un Affresco della Roma Futura, una Carta per Roma, con due allegati. L’Atlante contiene mappe delle trasformazioni in corso, illeggibili nell’attuale formato perché servono a prefigurare un futuro «gemello digitale urbano», un «sistema di visualizzazione e controllo in tempo reale dello sviluppo della città», come se questo fosse un problema tecnologico, e non politico.
L’AFFRESCO è uno «strumento di visione» che guarda al 2050 e interpreta la Capitale attraverso due «geografie intenzionali», un sistema di oltre 253 Microcittà e un Metroparco: quartieri e aree verdi. Il documento propone tre «strategie territoriali»: la Città dell’Archeologia, la Città del GRA (con un Nuovo Anello Verde di alberi intorno alla capitale) e la Città dell’Acqua. Si parte dalla descrizione dell’esistente (i quartieri, il verde urbano, il fiume) per calare dall’alto una “visione” fatta di obiettivi fantasiosi (trasformare il Grande raccordo anulare in un «magnete urbano, in grado di integrare natura e sviluppo» con un «bosco anulare continuo»), astratti e generici, elencati ignorando la realtà e i progetti che già oggi stanno trasformando Roma.
Non si fa cenno del lavoro di aggiornamento delle zone urbanistiche realizzato dall’assessorato al Decentramento – ora abbiamo le “microcittà” di Boeri – e si descrivono le aree verdi come un «vasto territorio naturale continuo» omettendo di rilevare che molte sono a rischio cementificazione, come il bosco a Pietralata dove il comune vuole costruire un nuovo stadio.
L’Affresco ignora lo strumento della Rete ecologica, parte integrante del Piano regolatore, e le iniziative dal basso come la Corona Verde di Roma Est, in cui il processo partecipativo riveste un ruolo centrale. Nessuna menzione di come gli obiettivi ambiziosi saranno realizzati. Isola Sacra viene descritta come «custode di biodiversità», ignorando il progetto di Porto turistico crocieristico che tra le altre cose prevede il dragaggio del fondale e l’alterazione della costa. La Carta, un «manifesto urbano», annuncia che «nel 2050, seguendo il modello di una Metropoli Arcipelago, Roma diventerà una Metropoli Parco»; intanto, nel mondo reale, Roma sta accogliendo un milione di metri cubi di cemento grazie a “diritti edificatori” privati che la giunta non mette in discussione.
LA “VISIONE” di Boeri per Roma è una narrazione, un piano di comunicazione istituzionale, marketing. Non a caso somiglia molto alla “visione” elaborata sempre da Boeri nel 2016 per Tirana (Tirana 2030), articolata anche questa in un Affresco, una Carta e un Atlante, quest’ultimo un elenco di tredici progetti strategici tra cui una Foresta Orbitale, una cintura di 2 milioni di alberi intorno alla città che avrebbe bloccato il consumo di suolo.
«Ho camminato per giorni nelle zone dove dovrebbe sorgere la Foresta Orbitale. Non c’è nulla. Le foreste esistenti sono lì dai tempi del comunismo. L’unica cosa che ho trovato è lo sviluppo immobiliare» racconta Vincent W.J. van Gerven Oei, un filologo che da anni scrive della trasformazione di Tirana. «Nel 2016 ho parlato con gli attivisti di Milano, nel quartiere di Isola, dove c’era molta resistenza alla privatizzazione della città attraverso accordi pubblico-privati». Dal 2016 molti edifici di Tirana, tra cui il teatro nazionale, sono stati demoliti per la costruzione di grattacieli. «Il dato più scioccante è vedere il modello albanese, cioè l’assenza di partecipazione e trasparenza per favorire interessi privati, applicata in un paese democratico come l’Italia. L’Europa somiglia sempre più all’Albania».
La “visione futura per Roma”, esternalizzata a Boeri nel 2022 con un contratto di consulenza, è stata costruita con dati nella disponibilità dell’amministrazione e con il supporto tecnico e amministrativo di Risorse per Roma (RpR), società in house del comune che gestisce e vende il patrimonio pubblico. La “visione” è costata al comune 750mila euro: 63mila per assistenza a Boeri e al team da parte dell’architetto Alfonso Giancotti, 105mila a testa per i due architetti senior Matteo Costanzo ed Eloisa Susanna (quest’ultima ingaggiata anche per “supporto tecnico” con un secondo contratto da 18mila euro), 53mila euro a testa per sei componenti del team e 45mila per altri tre. Ci sono poi le spese per eventi e comunicazione.
COME A MILANO E TIRANA, più la città si apre agli affari immobiliari e finanziari, più esplode la questione abitativa e più la comunicazione del contrario diventa l’obiettivo politico prioritario. Se sul tema della casa Roma è quasi ferma, ecco che si finanzia con 75mila euro la «costruzione di una narrativa legata all’operato del dipartimento/assessorato al Patrimonio sul tema della casa». La stessa Risorse per Roma si auto-finanzia diversi progetti di sviluppo di «nuove potenzialità comunicative» mentre lo sportello per la casa, quello a cui si rivolgono le persone in emergenza abitativa, è finanziato con poco più di 6mila euro e affidato a una società di volontariato.