Il manifesto, 27 novembre 2024
«Ci fa piacere che Anci abbia dato spazio alla discussione in merito alla necessità di una legge nazionale per regolamentare le locazioni brevi – si legge -. Non ci piace affatto, invece, che abbia scelto di farlo confrontandosi con un solo interlocutore, che è anche il primo motore del dilagare di queste attività in tutti i palazzi delle nostre città, nonché il principale fruitore dei fatturati che ne derivano». Oltre a sponsorizzare l’evento, la piattaforma di affitti brevi ha commissionato uno studio sul suo impatto a Nomisma, società di consulenza immobiliare, presentato durante l’assemblea. Le associazioni di cittadini giudicando inaccettabile «consentire alla rappresentante di Airbnb Italia di fornire suggerimenti normativi basati su una narrazione del tutto parziale e in molti punti distorta, delle ricadute che le attività, sue e dei suoi host, riversano su un crescente numero di comunità cittadine e territori, senza alcun contraddittorio».
Secondo lo studio commissionato da Airbnb a Nomisma, la piattaforma non avrebbe eroso l’offerta abitativa «se non in modo residuale». I risultati presentati all’Anci sono elaborazioni di dati Airbnb (non pubblici e quindi non verificabili) e dell’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda, in particolare, le case «a disposizione» ovvero non utilizzate dai proprietari come residenza e non locate. La tesi è infatti che la crisi abitativa derivi dall’alto numero di case vuote. Ma è la stessa Agenzia delle Entrate ad ammettere che le case «a disposizione» potrebbero essere locate «senza dichiaralo al fisco», ovvero potrebbero essere affitti brevi turistici. Airbnb sminuisce il suo impatto confrontando l’offerta di affitti brevi con l’intero stock di case sul territorio nazionale. Ma gli effetti di Airbnb vanno misurati in relazione alle case in affitto: è con questo segmento che gli affitti brevi competono.
La stessa Nomisma segnalava nel 2022 «un’offerta scarsa causata dalla conversione verso il mercato degli affitti brevi e una domanda che non trova affitti sostenibili». Di più, anche non considerando che nel centro storico di Roma e Firenze una casa su quattro è su Airbnb, l’effetto degli affitti brevi dipende dall’elevato differenziale di redditività che traina i prezzi del mercato immobiliare. «Sono ormai molti gli studi a livello internazionale che dimostrando, con evidenze inequivocabili e metodologie ineccepibili, che la diffusione degli affitti brevi ha effetti fortemente distorsivi sulla vita delle città e nello specifico del mercato abitativo, si associa a rialzi abnormi dei canoni di locazione» si legge nella lettera all’Anci. «Studi parimenti indiscutibili sul piano scientifico, documentano che la stessa cosa sta avvenendo, e in misura non di rado drammatica, anche in alcune città e province italiane e ben oltre il perimetro dei centri storici». I prezzi della «fascia alta» di mercato trainano quelli di fascia media e bassa, riducendo la forbice dei valori tra centri e periferie: le case costano di più anche in periferia. Anche questa dinamica era illustrata da Nomisma l’anno scorso al Forum dell’Abitare a Milano.
Da quando sono iniziate le proteste contro gli affitti brevi in Italia, Airbnb ha intensificato la propria attività di lobbying e comunicazione (che include utilizzare il Colosseo per combattimenti fra turisti per il lancio de Il Gladiatore II), presentandosi come collaborativa. Ma un report, commissionato da The Left nel 2020, rivela il vero volto della multinazionale in otto città (Amsterdam, Barcellona, Berlino, New York, Parigi, Praga, San Francisco e Vienna) dove le piattaforme di affitti brevi, tra cui Airbnb, hanno rifiutato di verificare e nascosto le identità degli host e gli indirizzi di annunci illegali, rifiutato di rispettare le norme locali (come pubblicare numeri di registrazione o rimuovere annunci illegali), minacciato e portato avanti azioni legali contro i regolamenti introdotti, rifiutato di fornire dati necessari per verificare il rispetto di norme e l’ammontare delle imposte dovute, promesso accordi per evitare l’introduzione di regolamenti (salvo poi ritirare gli accordi per ritorsione), proposto strumenti di autoregolamentazione facilmente aggirabili e non verificabili, proposto regolamenti inefficaci per ritardare e bloccare norme migliori.
Se la regolamentazione degli affitti brevi turistici è un tema decisivo per il futuro delle città, le soluzioni non possono venire da chi contribuisce a creare il problema da regolare. Piuttosto che affidarsi a una multinazionale che non pubblica i dati, l’Anci potrebbe accelerare l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla casa, che l’Italia attende dal 1998.