Dopo aver accettato di trasformare in merce i nostri dati, ora lo stiamo facendo con le nostre città. Il mito della sharing economy, costruito sulla narrazione di un sistema comunitario, dal basso, accessibile a tutti, ha contribuito a rendere monetizzabile ogni aspetto dell’esistenza, a cominciare dalle nostre abitazioni. Approfittare della crisi economica per erodere i diritti del singolo, attaccando al contempo il tessuto delle città, la dimensione del vicinato e della relazione. Fino all’espulsione di residenti e attività a favore di un turismo di passaggio. È quanto sta facendo Airbnb, secondo la tesi di Sarah Gainsforth, che nel suo libro “Airbnb città merce” racconta alcuni casi esemplari di questo processo, che colpisce i centri città di tutto il mondo, da San Francisco a Roma.